venerdì 16 maggio 2014

L'ascensore




Ricordi Tu quante volte io ti ricordavo,
insieme arrivando o andando via,
in mezzo a battute e complimenti,
l’idea di far follie nell’ascensore?!?

È un classico dei film
ma Tu...
...Tu vai sul moderno
e... non si poteva!!!!!

Il nostro vederci per un anno
ha in ogni dove, in ogni quando
alti avuto e bassi, quasi fossimo noi
sulle montagne russe temerarie.

Il nostro vederci, come la colonnina di mercurio,
che s’alza ed abbassa a piacimento tutto suo,
alti aveva com’il piano massimo in cui eri Tu
e bassi com’il pianoterra da cui m’elevavo io.

Eppur formidabil è stato e bello:
bello è stato provare l’ascensore,
negar non posso d’averlo io provato,
anche se di follie non s’è trattato!

Sì, è stato bello perché ogni volta,
ogniqualvolta dopo una piccola lite
per incomprensione od altro che fosse,
poi un rapporto Più Bello noi avevamo.

Più Sciolto e più Confidenziale,
più Provato, messo alla prova,
dunque più Forte e Resistente,
e più Bello, proprio come Te.

Negar non posso quindi
d’aver provato l’ascensore,
formidabil è stato e bello,
formidabil proprio come Te.

Almeno finché non è precipitato,
collassando esso su se stesso,
un grumo di rottami divenendo
ch’or Tu stenti a sistemare.

Ma io lo voglio più che altro,
perché quel mitico ascensore
era, sì, un ascensor ma pure
l’altalena della mia vita quaggiù.

E io lo prendevo, arrivando lì da Te,
lo prendevo, vi entravo e vi premevo
il pulsante pe’l piano massimo,
quel del Paradiso lì da Te.

La pena ne è valsa, sì, la è valsa tutta,
alcun ripensamento in merito io ho,
se non la nostalgia d’un ascensore
rotto scardinato che non funziona più.

Esso mi portava, obbediente,
sempre al Paradiso quaggiù,
fiducioso del mio perché ero lì,
ossia lì per Te.


Poesia scritta l'11 maggio 2014

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