Ricordi
Tu quante volte io ti ricordavo,
insieme
arrivando o andando via,
in
mezzo a battute e complimenti,
l’idea
di far follie nell’ascensore?!?
È
un classico dei film
ma
Tu...
...Tu
vai sul moderno
e...
non si poteva!!!!!
Il
nostro vederci per un anno
ha
in ogni dove, in ogni quando
alti
avuto e bassi, quasi fossimo noi
sulle
montagne russe temerarie.
Il
nostro vederci, come la colonnina di mercurio,
che
s’alza ed abbassa a piacimento tutto suo,
alti
aveva com’il piano massimo in cui eri Tu
e
bassi com’il pianoterra da cui m’elevavo io.
Eppur
formidabil è stato e bello:
bello
è stato provare l’ascensore,
negar
non posso d’averlo io provato,
anche
se di follie non s’è trattato!
Sì,
è stato bello perché ogni volta,
ogniqualvolta
dopo una piccola lite
per
incomprensione od altro che fosse,
poi
un rapporto Più Bello noi avevamo.
Più
Sciolto e più Confidenziale,
più
Provato, messo alla prova,
dunque
più Forte e Resistente,
e
più Bello, proprio come Te.
Negar
non posso quindi
d’aver
provato l’ascensore,
formidabil
è stato e bello,
formidabil
proprio come Te.
Almeno
finché non è precipitato,
collassando
esso su se stesso,
un
grumo di rottami divenendo
ch’or
Tu stenti a sistemare.
Ma
io lo voglio più che altro,
perché
quel mitico ascensore
era,
sì, un ascensor ma pure
l’altalena
della mia vita quaggiù.
E
io lo prendevo, arrivando lì da Te,
lo
prendevo, vi entravo e vi premevo
il
pulsante pe’l piano massimo,
quel
del Paradiso lì da Te.
La
pena ne è valsa, sì, la è valsa tutta,
alcun
ripensamento in merito io ho,
se
non la nostalgia d’un ascensore
rotto
scardinato che non funziona più.
Esso
mi portava, obbediente,
sempre
al Paradiso quaggiù,
fiducioso
del mio perché ero lì,
ossia
lì per Te.
Poesia scritta l'11 maggio 2014
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