sabato 3 maggio 2014

Città dell'Amor




Vole’o portarti a Parigi con me,
a Paris insiem a Te vole’o andar,
je voulais aller à Paris avec toi.

In dieci scatole ti feci un regal:
in ogni scatola con tanto di fiocco
un bigliettino misi creato da me,
messo io avevo una prenotazion
e poi, dentro, un’altra confezion.

A trovar ti divertivi
un biglietto different
d’aereo, navetta ed hotel,
mappa, open-bus e biglietti metrò,
ed alla fin un voucher completo
fuori saltò!
Tu fosti sorpresa
ma indecisa restasti,
io il tempo di pensarci
a Te invano lasciai.

Alloggiar vole’o farti
in un auberge della tua stazza,
con gran vasca sospesa
nella particolare stanza.

Tu lo sapesti
ma non fosti tentata
o forse non con me:
ahimè!

E Tu mi rispondesti
ch’à Paris saresti andata
con il lui che t’ha lasciata,
il lui ch’io non dove’o nominar:
quel che d’avvertir ero io sì tentato
della presenza mia’ssidua lì da Te
col fracasso di tegami tanti
e di pentol e cucchiai.

Sul battello sur la Seine
vole’o con Te andar
e con Te a lume di candela cenar
con tanto di champagne
e di Passion si beaucoup.

E costato mi sarebbe ‘na cifra però,
ma mai come codesto mio soffrir
a quindici zeri e virgola senza.

Al Moulin Rouge
vole’o con Te andar
a veder
la Bohème:
ahimè!
La Più Bella Bohème
l’avrei avuta
accanto a me!

Sulla Tour Eiffel saliti sarem
con l’ascensor je suppose,
mai vista t’ho far le scal
al pian sesto dallo zer!

Al Louvre a veder la Joconde
e sul bus panoramico andati sarem
e pur alla Reggia di Versailles.

Era Natal, la Città dell’Amor
a festa illuminata
sarebb’essa stata:
la Ville des Lumières.

E andam a Verona,
Città dell’Amor, per Te,
per Romeo et Juliette
di Shakespeare.
Accontentar ti volli ma
Tu in preda eri
a malconcia frenesia:
una bella giornata
comunque passammo
e mi facesti ‘na foto movìda
io toccando di Giulietta
statuetta
la fortunosa sua tetta.
«Oh Romeo,
perché sei tu Romeo?!?»

Un vestito rosso Tu volesti comprar,
io volli pagartelo come regal,
Tu contenta eri e io pur,
contento ero Tu fossi contenta,
di farti felice,
Tu non avessi remor.

Di Veron un calendarietto
io mi presi per l’anno novel
ch’altrettanto fortunoso di quel
foss’esso si beaucoup.

Nella fortunosa tabaccheria
col Gratta & Vinci verso non ebbi
ma d’animo io non mi perdetti
ché “fortunati al gioco,
sfortunati’n amor”
si pensò.

Nella via pedonal allor intravvidi
una targhetta per la mia Principessa:
senza che se n’accorgesse io entrai
e furtivamente la comprai.

Poi al parking
nella toilette io entrai
pe’ scrive la dedica to my Princess.

Ma il pennarello era chinese
e smise de scrive
la dedica to my Princess.

In vettur accorti noi ci sarem
che la targhetta era sbagliata,
al principe dedicata essa era:
e provvedetti nei successivi days.

Strada facendo io ti chiesi
se mi davi la Man,
il broncio Tu avevi
e saper non ne volesti
ma eri Bella così.

E sul cappotto tanti
ma tanti pelucchi Tu avevi
ma eri sempre Bella così.

Nemmen a braccetto
Tu volesti Tu ch’andammo
e io ti dissi
ch’a Verona s’era,
Città dell’Amor:
«E allor?!?»
«Vola l’Amor!»,
allegro ti dissi.
Aggiunsi ch’è sordo
e Tu sorridesti:
oh qual Splendor!!!

Oh qual Splendor
quel tuo Sorriso
di Beltà!!!
Oh qual Splendor
di Beltà!!!

Poi al parking si tornò
e guidando io parlai
a mò di monologo esterior
per non far accidenti
mentr’io fossi a guidar
e Te ad “ascoltar”
le desi’rate Labbra tue io leggendo.

E Tu che mi guardavi
e Tu che m’ascoltavi,
reduce di siffatto mio dolor
per una giornata si brev...

La giornata fu brev
ma Grande Gioia nel cor Tu mi lasciasti:
salutammo così l’anno ensemble passé,
a Capodanno non ci sarem potuti veder.

Nemmen volendo
mi facesti gli auguri at midnight
e ci rimasi maluccio
ma non disperai.
E io, che voluto avevo
passar con Te il Natal,
mi ritrovai con i tuoi auguri
via esse-emme-esse,
quasi come fosse che
il senso della festa
io dato t’avessi
e fui contento si beaucoup.

A Pasqua mandati te l’ebbi
ma tornat’indietro essi non furon
e ahimè
la tua simpatic’amica rispose
per Te...


Poesia scritta il 3 maggio 2014

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