mercoledì 30 settembre 2015

«Dolcetto o scherzetto?!?»




«Dolcetto o scherzetto?!?»,
allegramente io ti chiesi mentre,
aprendomi Tu la porta,
sulla tua invitante guancia rosea
dolcemente ti davo un tenero bacetto...

Quella Serata particolar sarebbe stata
e sentivo adrenalina dentro me,
un’insolit’allegria e la felicità
d’abbracciarti e rivederti
godendo dopo tanto

d’una Serata insieme a Te.
Per sorprenderti a Te chiesi
per esse-emme-esse se già Tu fossi lì
e che m’avevi aperto irritata rispondesti
e perché da mezz’or non salivo mi chiedesti.

«Dolcetto o scherzetto?!?»,
allegramente io ti chiesi mentre,
aprendomi Tu la porta,
sulla tua invitante guancia rosea
dolcemente ti davo un tenero bacetto...

Non salivo perché fatto t’avevo uno scherzetto
facendoti creder ch’ero per error andato
all’altra casa che più non abitavi.
Qual ridere alla tua reazion esagerata
quando per esse-emme-esse te l’dissi e Tu,

infastidita dall’insolito ritardo, ti lamentasti:
«Stai scherzando... Ma davvero?»
Fu allor ch’al tuo campanello
io suonai e Tu, aprendomi la porta,
davanti ti trovasti una maschera in cravatta!

«Dolcetto o scherzetto?!?»,
allegramente io ti chiesi mentre,
aprendomi Tu la porta,
sulla tua invitante guancia rosea
dolcemente ti davo un tenero bacetto...

Ed anche il dolcetto
avevo io portato
per passar insieme a Te
quella Serata
d’Halloween.

Qual Serata, mentre dopo cena
qua e là ti davo un tenero bacetto!
Qual Serata
ch’io mai potrò dimenticar,
insieme alla tua Infinita e Tenera Dolcezza...!

«Dolcetto o scherzetto?!?»,
allegramente io ti chiesi mentre,
aprendomi Tu la porta,
sulla tua invitante guancia rosea
dolcemente ti davo un tenero bacetto...

Qual nostalgia
di quello scherzetto,
qual’inguaribile nostalgia
della tua Dolcezza
che non ho più...

Qual enorme nostalgia di quella Spensieratezza
ch’allor noi avevamo, Tu e io,
ma ch’or non abbiamo più...
Qual nostalgia, qual inguaribil ed enorme nostalgia
dei Baci tuoi che goder non mi potrò più...

Quest’anno non posso...
non posso farti uno scherzetto
né tantomeno portarti un dolcetto,
non posso darti un bacetto
e nemmen un simpatico buffetto...

Quest’anno non ci sei…
non ci sei Tu che mi spettini’l ciuffetto
o che mi dai un bacetto
o anche sol il tuo braccetto
e triste diviene il mio musetto...

Senza Te

che mi spettini’l ciuffetto,
privato io del tuo Desiderato Braccetto
e del tuo Dolcissimo Bacetto,
senza la possibilità di farti lo scherzetto
Tu rimani’l mio Sogno nel cassetto...

«Dolcetto o scherzetto?!?»
Io scelgo della Pace il Bacetto.


Poesia scritta il 31 ottobre 2014

lunedì 28 settembre 2015

Chiediti perché




Invece che mi giudichi perché vengo da lontano,
se non me ne lamento io,
perché non ti chiedi
come mai?

Se, nonostante questa fatica mia immane,
partecipe t’ho resa d’un disagio ch’ho con Te,
perché non cogli l’importanza
che Tu significhi per me?

Se per mesi e mesi proprio Tu m’hai fatto
il Ben Più Grande in quanto veniva dal tuo Cuore,
dopo averlo tanto io cercato, atteso ed auspicato,
perché vuoi or farmi il male più crudele?

S’in tanti ti considerano un’apparenza,
perché non apprezzi ch’io ti consideri un’essenza
ed abbia e la voglia e la necessità
d’aver con Te la sintonia?

Se l’altra volta t’eri lamentata
e stavolta ho voluto cautamente provvedere,
perché ancora non afferri
la mia Assoluta Dedizion a Te?

Se, dopo che m’avevi comunicato la mia unicità,
fieramente ti dico che vorrei la nuova casa “inaugurare”,
perché non ti rassicura la mia ferma convinzione
d’aver un ruolo accanto a Te?

Se oggi abbiamo avuto la Tenerezza
che non avevamo avuto mai,
perché non ti chiedi
come mai?

Se sai che di baciarti sarei capace
inchiodandoti” al letto per ore ed ore,
perché rifiuti Tu l’Amor egoista e quel Altruista
e vuoi Tu farmi la guerra?

Forse per il mio cognome?

Se vedi che tremo ed il perché me ne chiedi,
se ti dico ch’è l’emozion che Tu susciti in me,
perché non capisci né apprezzi
il privilegio dell’esclusività?

Se compromessi non accetti
e poi che parlo troppo vieni a dirmi,
come puoi Tu concordare, come fai,
sul parlarsi per capirsi?

Se credi ch’oggi
io volessi solo chiacchierare,
domandati perché
alcune cose ho voluto far passare...

Se mi dici dopo cinque mesi che quel era un regalo,
perché in cinque minuti dell’unica possibilità mi privi
della mia riconoscenza e d’eliminar non mi permetti
un motivo in più per assurdamente litigare?

Se non distingui un complimento da un rimprovero,
come posso io comunicarti che l’assurdità di questa situazione
sta nel fatto che non ci capiamo
anche se le stesse cose noi vogliamo?

Perché, dopo avermi altruisticamente “aperto la porta” a gennaio
ed aver Tu oggi aperto la Coca-Cola ch’avevo per noi portato,
con scritto «Condividi questa Coca-Cola con Felicità»,
senza voler afferrar il desiderio e la necessità
di non sospender la nostra Mutualità
mi cacci e lascivamente mi getti
nella disperazione?

Un’unica risposta ho io trovato:
Umiltà.


Poesia scritta il 28 settembre 2013

giovedì 24 settembre 2015

Lacrime di pioggia




Cielo, che piangi lacrime di pioggia,
secondo sane leggi della natura create,
vuoi far sentir dove malcontento alloggia
e sfoghi Tu malumore dopo la fine dell’estate.

Sembra quasi che si stia il pianeta ribellando
alla sofferenza in cui versa codest’umanità
dicendoci ch’anche lui, sì, sta soffrendo
per il mal nel mondo, la sua caducità.

Cielo, che piangi lacrime di pioggia,
sofferente del venir meno di sani valori,
sembra quasi la natura divenga più selvaggia
di chi più non riesce a viver un mondo di colori.

Dentro le persone rimane un grande malcontento
per un mondo ingiusto che lascia lo sgomento.
Il cielo così esprime la sua sentita ribellione,
la natura piange e del mondo le persone.

Costruzioni abusive, riscaldamento globale,
la natura piange con una ribellione sua brutale.
Venir meno dei valori, assenza d’un lavoro degno,
l’uomo piange una Dignità che va in fumo come legno.

E forse nel cor d’alcuni uomini ci son lacrime di pioggia
che stentano ad andarsene da dove tristezza poggia.
Io sono uno di quelli, vorrei un po’ essere felice
perché della mia vita son io un po’ infelice.

Ed il mio cuore, insieme al cielo,
piange le lacrime di pioggia
e cerca, immerso nel gelo,
dove Speranza poggia.


Poesia scritta il 15 novembre 2014

venerdì 18 settembre 2015

Se Tu sapessi...




Ai tuoi Occhi non vedenti,
al tuo Cuore come pietra...


Dedica scritta il 15 settembre 2014

giovedì 10 settembre 2015

Metrica dell'infinito




C’è più diversità nel mondo
che tra sponde dell’oceano
ma il mondo è diverso,
ed è bello così.

C’è più ostilità tra inimicizie
che tra preda e cacciatore
ma esiston le gerarchie
o non saremmo qui.

C’è più diffidenza nell’errore
ch’in una minima fiducia
ma la diffidenza esiste
e talvolta ci migliora.

C’è più differenza tra i rancori
che tra l’oscurità e la luce
ma a volte lor si placan
e regna poi l’amore.

C’è più ignoranza nell’arroganza
ch’in un matematico teorema
ma riferimenti non avremmo
se l’invidia non ci fosse.

C’è più solitudine nell’indifferenza
che tra gl’infiniti numeri primi
ma pur chi non sa star solo
si sentirà il più solo.

C’è più indifferenza nell’ingiustizia
che tra ciò ch’è vecchio e nuovo
ma la malvagità permette
pur il suo contrario.

C’è più distanza in una sol avversità
che tra gli antipodi del mondo
ma gli ostacoli esistono
per poterli superare.

C’è più Infinito nel profondo dell’anima
che tra tutte le stelle del firmamento
ma la cosa Più Bella che c’è
è, in Assoluto,

poterlo coglier in Te.


Poesia scritta il 9 dicembre 2014

martedì 1 settembre 2015

Settembre




Benarrivato, mese di settembre, benarrivato:
non ne potevo più dell’estate
e della baldoria dell’estate
e della baldoria della gente
oltremodo allegra senza esserlo
quando non ho io nulla da “fiestare”.
Benarrivato.

La felicità è dentro di noi
ma i suoi stimoli
non possono ch’esser fuori, fuori di noi,
così che noi possiamo farli nostri
e dir che la felicità è dentro, dentro di noi
perché a volte troppo orgogliosi noi siamo
per ammetter interferenze altrui.

Per ammettere che la nostra felicità
possa da altri dipendere:
eppur è così, nessun vive per sé,
legati da un filo tutti siamo,
un filo ch’in tanti modi può chiamarsi,
un filo che si chiama senso
ma ch’è pur la realtà delle cose.

Le cose belle si notano
oltremodo quando son andate perse
o quando non le si può raggiungere
o non vi si riesce per un motivo o per l’altro:
ed allor sopraggiunge la nostalgia,
la nostalgia che non va via,
la nostalgia di non averle più con sé.

La nostalgia di Momenti che non torneranno,
di Momenti pieni ed abbondanti
di Gioia ed Allegria
che facevano sì ch’ogni giorno,
ogni ripetitivo giorno
fosse una festa sempre diversa,
fosse sempr’una prima volta.

Benarrivato, oh settembre,
mese dell’autunno
e delle foglie caduche e gialle:
l’autunno lo sento dentro me
e per questo, oh settembre,
ti do il benvenuto
accanto a me.


Poesia scritta il I settembre 2014