Benarrivato,
mese di settembre, benarrivato:
non
ne potevo più dell’estate
e
della baldoria dell’estate
e
della baldoria della gente
oltremodo
allegra senza esserlo
quando
non ho io nulla da “fiestare”.
Benarrivato.
La
felicità è dentro di noi
ma
i suoi stimoli
non
possono ch’esser fuori, fuori di noi,
così
che noi possiamo farli nostri
e
dir che la felicità è dentro, dentro di noi
perché
a volte troppo orgogliosi noi siamo
per
ammetter interferenze altrui.
Per
ammettere che la nostra felicità
possa
da altri dipendere:
eppur
è così, nessun vive per sé,
legati
da un filo tutti siamo,
un
filo ch’in tanti modi può chiamarsi,
un
filo che si chiama senso
ma
ch’è pur la realtà delle cose.
Le
cose belle si notano
oltremodo
quando son andate perse
o
quando non le si può raggiungere
o
non vi si riesce per un motivo o per l’altro:
ed
allor sopraggiunge la nostalgia,
la
nostalgia che non va via,
la
nostalgia di non averle più con sé.
La
nostalgia di Momenti che non torneranno,
di
Momenti pieni ed abbondanti
di
Gioia ed Allegria
che
facevano sì ch’ogni giorno,
ogni
ripetitivo giorno
fosse
una festa sempre diversa,
fosse
sempr’una prima volta.
Benarrivato,
oh settembre,
mese
dell’autunno
e
delle foglie caduche e gialle:
l’autunno
lo sento dentro me
e
per questo, oh settembre,
ti
do il benvenuto
accanto
a me.
Poesia
scritta il I settembre 2014
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