Il
ventotto sono nato,
a
trentun anni son rinato:
era
il ventotto.
Il
ventotto sono morto,
quand’ho
smesso
di
vederti.
Molto
male sono stato,
male
male da morire,
ed
infatti sono morto,
perch’il
troppo al tropp’è troppo
e
si muore dal didentro
com’un
fiore ch’appassisce.
Il
ventisette ti conobbi,
era
l’anniversario di mia Nonna,
che
soffrì tant’in vita sua,
e
pensando alla Bellezza
del
rapporto umano tuo, mi dicevo:
«È
mia Nonna che mi protegge da Lassù!»
Certo
sono che mia Nonna
sia
volata in Paradiso
ché
la sua pena di dolore
scontata
l’ebb’in questa vita.
Per
questo io convinto sono
che
chi soffra in questa vita
dritto
voli’n Paradiso.
Andar
io ci volevo, Lassù,
mi
sembrava l’inferno quaggiù:
il
fondo ho io toccato e,
in
una notte buia,
per
risalir e raggiungere Te
son
rinato.
Quest’è
la triste storia
ch’il
ciclo della vita descrive:
si
nasce, si vive, si muore ma,
s’un
senso alla vita non si da’,
già
ch’il Paradiso è affollato.
non
ci sarà per noi posto Lassù.
Io
un senso ce l’avevo,
ancor
dir posso che ce l’ho
e
penso ch’ancor per molto ce l’avrò:
sei
Tu.
Poesia
scritta il 28 aprile 2014

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