giovedì 14 maggio 2015

Anno di pattume




Un tremendo anno di pattume è stato,
ricco di fallimenti, privo di gioia,
se non all’inizio col Sorriso tuo,
anche s’a tua volta e sinceramente
un Anno Buono Tu augurato m’avevi.

L’ultima parola tua dell’anno scorso
fu augurarmi un Anno Sereno,
l’ultima parola tua, pur dell’anno in corso,
chiedermi è stata d’il tuo pattume buttar via, via,
via com’hai fatto con me.

Buttar via mi facesti il tuo pattume,
l’ultima cosa fu ch’hai a me chiesto:
per Te fatto io l’avrei comunque, com’ho fatto,
ma quel che mi duol è il gesto,
quasi foss’io l’immondo pattume.

E nel nuovo anno invece ricordo
al vederci la tua e mia linda Gioia,
forte forte t’abbracciai sperando
ch’ancor più ci sarem avvicinati,
com’era fin allora stato e poi fu:

questo il mio augurio,
augurato t’avevo ogni Bene,
ed anche Tu Buon Anno m’augurasti,
contribuendo invece, con la lascività tua,
a farmel esser da immondo pattume.

Perché, nonostante la precarietà di molto,
eri Tu la mia Gioia, la mia Forza,
men venuta quando più bisogno ne avevo,
l’ottimismo a farmi perder contribuendo,
ma nonostante questo ed altro forte tengo.

Buon Anno Nuovo nonostante tutto,
ricco di Cose Belle, le Migliori,
augurandomi di potertele dare io,
di tornar a viverti e stringerti a me,
com’in Quel Tempo sempre più lontano da noi.


Poesia scritta il 31 dicembre 2014

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