giovedì 19 marzo 2015

L'ultima... cena




«Facciamo la cena il diciannove»,
mi proponesti,
ed ero lì alle sette ventinove,
come preferisti.

Ed in auto m’aspettavi
per insieme andar a prender dal cinese
e pur mi messaggiavi,
col telefono sempre alle prese,

di venir nella tua auto
per insieme andare, volare via:
arrivai da Te cauto
e subito ci mettemmo sulla via.

Vestita eri sportiva,
ch’eri Strabella io ti dissi,
e non vedevo l’ora d’abbracciar la refurtiva,
Te, e Tu andasti a far all’auto da sentinella.

E poi tornasti
e ripartisti
ed in auto m’aspettasti
e ci sentimmo pur ambo autisti,

senza cinture, spericolati
e per la fretta e per l’emozione,
anche s’eravamo a due isolati,
ma intervenuta non era la forzata rimozione.

«Facciamo la cena il diciannove»,
mi proponesti,
e così si fecero le nove
ma della Serata fummo i protagonisti.

E portato avevo due fette di torta
per condivider con Te i dei miei compleanni,
ma la Serata fu corta,
con Te sempr’il tempo volava con inganni.

Gl’inganni del tempo,
che volava s’era lieto, cioè sempre,
incauto d’un qualche contrattempo,
ch’arrivava rapido com’una lepre.

E la cena fu squisita,
forse perché stata clandestina era,
ma in un attimo era già finita
e Tu eri stata così veritiera.

E potei abbracciarti,
stringer a me la refurtiva,
a sparrecchiar volli aiutarti
ed eri contenta, si sentiva.

E fu l’ultima cena
ch’insieme facemmo nella vita
prima di questa messinscena
ch’indotto m’ha a far la di scena uscita.

«Facciamo la cena il diciannove»,
mi proponesti,
ed arrivai a casa ch’era mezzanotte trentanove,
felice e pensando «Che bello ch’esisti!»

Tu eri’l malloppo,
la refurtiva,
per breve tempo,
a seconda della prospettiva.

E fu la nostr’ultima cena,
dovevamo pur farla quella sera,
per fortuna pranzammo insieme altre due volte,
squisite perché sempre clandestine, ed a Verona ed all’Epifania.

«Facciamo la cena il diciannove»,
mi proponesti,
ed ero in piedi alle cinque zero nove,
vispo, e m’immisi nel traffico tra gli autisti,

forte di me,
e di Te,
ed aspettando
di riviverti ancora.

Com’allora.


Poesia scritta il 19 dicembre 2014

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