Sulla
sedia dove Tu ti sedesti
quella
sera del mio compleanno
per
mangiar insieme la pizza
io
mi siedo.
E
mi sforzo di pensar a tuo modo,
di
capire che cosa ti ha spinta
ad
attribuirmi una colpa non mia,
a
togliermi Tutto quel che mi desti,
la
Felicità ch’ogni giorno mi davi,
quell’Alito
contagioso di Vita,
e
non capisco.
Non
riesco a capir che è successo,
proprio
non riesco a capirne io il senso.
E
confidando non ci sia io mi consolo,
rifugiandomi
in una forse vana Speranza,
cui
aspiro.
La
tua scomparsa è per me com’un lutto,
m’incoraggia
pensar che ci sei
ma
non basta.
D’immaginar
come stai io mi sforzo,
di
pensar ch’un errore Tu hai fatto,
ma
è Speranza.
Quella
sedia, quel posto lì è vuoto,
ha
quella sedia l’infinito davanti
ma
non ha ad ammirarlo
nessuno.
Le
tue Mani tra i capelli vorrei,
le
tue Mani a me addosso sul corpo,
nei
miei polmoni il tuo Respiro di Vita,
quella
Gioia ch’ogni giorno mi davi
io
sapendo che su questa Terra Tu c’eri
e
che potevo abbracciarti ogni volta.
Ed
ora so ch’in Terra ci sei
ma
Coscienza e Realtà prima era,
mentre
Speranza e ovvietà ora è solo.
E
mi rattristo a pensar ai tuoi Occhi,
a
quel tuo Dolce Sorriso di Vita
che
mi passavi allorché m’“inchiodavi”.
E
mi chiedo di chi saranno i tuoi Occhi,
s’andata
sei avanti lasciandom’indietro,
e
mi rattristo.
Mi
rattristo perché io qui son rimasto,
da
quella lite mi son io fermato.
Fermato.
Sulla
sedia dove Tu ti sedesti
quella
sera del mio compleanno
per
mangiar insieme la pizza
io
mi risiedo.
E piango...
Poesia
scritta il 4 dicembre 2014
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