Quand’in
giro vado
e
quand’in giro vedo
il
model dell’auto tua,
mi
sembra di rivedere Te
e
quel Benessere m’assale
che
mi prendeva al vedere Te,
al
saper che c’eri Tu nel mondo.
“Che
bella!”, mi dico sempre
al
veder costei, quest’auto
ch’ho
io associato a Te:
che
Bella lei, mi dico,
ripensando
a Te,
che
belle voi.
Che
Bella Te.
E
vorrei tornar indietro
e
retromarcia subito fare,
come
quell’illegittima sera,
ed
aspettare Te come le volte
in
cui poi Tu in ritardo arrivavi,
era
spesso ma ben così m’andava,
e
io stavo a sognare, ad aspettare Te.
Mi
domandavo se qualcuno Tu avessi capottato,
mi
chiedevo s’allo stop t’avessero fermata
(“Voglia
favorire patente e libretto!”)
per
la tua guida assai spericolata
ma
ch’io assai amavo perché
multa
o no, veniva da Te,
ch’io
davvero Amavo.
Allor
Tu arrivavi con la tua auto
e
subito mi prendeva il batticuore,
che
belle voi, e io cercavo il tuo Viso,
al
finestrino guardavo Te, che Bella Te,
e
da lontano ti salutavo con la mia mano
e
poi avvicinandomi ti lasciavi abbracciare
e
io dolcemente ti davo un bacio o anche due.
Quello
era aspettarti, quello era viverti,
quello
era un vivere ch’era autentico
perché
valeva la pena aspettare Te
per
Tutto ciò ch’allor Tu mi davi:
forse
per Te era poco o nulla
ma
per me era il Mondo.
Il
mio Mondo eri Tu.
Che
bella lei.
Che
belle voi.
Che
Bella Te.
Poesia
scritta il 6 novembre 2014

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